Trovati 3 documenti.
Trovati 3 documenti.
Torino : Bollati Boringhieri, 2022
Saggi tascabili Bollati Boringhieri ; 76
Abstract: Nel 1992 un gruppo di neuroscienziati dell'Università di Parma annunciò la scoperta di una nuova classe di cellule nella corteccia motoria dei macachi. Queste cellule, in seguito battezzate «neuroni specchio», rispondevano allo stesso modo sia che la scimmia compisse in prima persona un'azione motoria, sia che osservasse un'altra scimmia compiere quell'azione. Si affacciò subito l'idea che questi neuroni avrebbero permesso alle scimmie di comprendere le azioni dei loro simili simulando nel proprio cervello le azioni che vedevano compiere, cioè in qualche modo «sentendole», come se fossero loro stesse, effettivamente, a compierle. Col tempo l'idea si è dimostrata talmente seducente che presto i neuroni specchio hanno abbandonato i macachi e sono approdati nella testa degli uomini, causando una vera tempesta tra gli scienziati di tutto il mondo. Un fiume in piena di studi ha da allora invocato queste cellule miracolose per spiegare praticamente ogni cosa: l'evoluzione del linguaggio, lo sviluppo dell'empatia umana, le basi neurologiche dell'autismo, e poi la schizofrenia, l'abuso di droghe, l'orientamento sessuale, la contagiosità dello sbadiglio e molto, molto altro. Forse troppo. Gregory Hickok riesamina criticamente l'intera vicenda. Muovendo da un corpus imponente di osservazioni, dagli studi sul comportamento animale fino alle moderne tecniche di neuroimaging, Hickok sostiene che le basi teoriche dei neuroni specchio in realtà non reggono di fronte all'evidenza sperimentale. Ci sono altre possibili interpretazioni, che l'autore espone con competenza e semplicità, che sembrano più promettenti. Il mito dei neuroni specchio fornisce una storia molto istruttiva su come procede l'indagine scientifica e ci regala intuizioni profonde sull'organizzazione e le funzioni del cervello umano e sulla natura della cognizione e della comunicazione.
Torino : Codice, 2022
Abstract: Grazie al fuoco l'uomo ha rimodellato la Terra. Il controllo delle fiamme ha consentito alla nostra specie di alterare il paesaggio per le attività di caccia e raccolta, e di alimentare automobili, case e apparecchi tecnologici bruciando combustibili fossili. Siamo saliti in cima alla catena alimentare perché abbiamo imparato a cucinare il paesaggio che ci circonda. Oggi siamo diventati una forza geologica perché abbiamo iniziato a cucinare l'intero pianeta. In questo libro Stephen Pyne racconta l'evoluzione e l'impatto di questa nostra relazione con le fiamme. Relazione che dobbiamo affrontare con un approccio culturale diverso, a livello di specie, perché siamo entrati nell'età del fuoco. Benvenuti nel Pirocene.
Il punto di Giano : una nuova teoria del tempo / Julian Barbour ; traduzione di Simonetta Frediani
Torino : Einaudi, 2022
Saggi ; 1033
Abstract: Il tempo è forse il più grande mistero della fisica. Sebbene le leggi fondamentali della fisica non distinguano tra passato e futuro, noi lo facciamo. E così, per oltre un secolo, tutte le più grandi menti hanno cercato di capire perché il tempo sembra scorrere in una sola direzione, sempre in avanti. Con Il punto di Giano, Julian Barbour, autore del classico La fine del tempo, dimostra che le cose non stanno così. Se il mondo della fisica è convinto che la seconda legge della termodinamica, e l'aumento del disordine che descrive, imponga un flusso del tempo irreversibile e unidirezionale, Barbour dimostra invece che il nostro universo non si sta dirigendo verso il disordine, ma ne è emerso. Al centro della sua argomentazione vi è una nuova visione del Big Bang che il celebre fisico chiama «Il punto di Giano», in cui il tempo scorre da un passato comune verso due futuri che se ne allontanano in direzioni opposte, spinti dall'espansione dell'universo e dal crescere dell'ordine nelle galassie, nei pianeti e nella vita stessa. Opera di grande rilievo e ambizione, Il punto di Giano non costituisce solo una nuova teoria del tempo, ma rappresenta un messaggio pieno di speranza sul destino dell'universo. Mentre la maggior parte dei fisici è concorde sul fatto che l'universo sia destinato a impantanarsi nel disordine, per Julian Barbour è possibile che l'ordine - la sostanza della vita - cresca senza limiti. (Fonte: editore)